“Sono arrivato a bere anche 70 birre in una notte. All’Inter mi ubriacavo 2 giorni prima della partita, mi portarono via da Milano. Ma è in Cina che tutto è degenerato. E poi in Brasile ho visto il baratro. Sono un uomo pieno di vizi ma Dio mi ha perdonato e la mia vita sta cambiando”. Lo ha raccontato in lacrime in una intervista ai microfoni di Caracol Television, Fredy Guarin, ex calciatore dell’Inter dal 2012 al 2016. L’ex nazionale colombiano, ritiratosi nel 2021, ha rivelato il suo dramma dell’alcolismo e della depressione che ha distrutto la sua carriera. Il successo lo ha travolto e stava per fargli perdere anche la vita.
“Inizialmente gestivo la cosa molto bene: mi ubriacavo due giorni prima della partita, poi scendevo in campo, segnavo uno o due gol, la squadra vinceva. Credo sia nato tutto da una mancanza di coscienza. Ho iniziato a guadagnarmi un nome in Italia e già lì iniziò una questione diversa fuori dal campo. Bevevo a casa, in discoteca, al ristorante. Avevo già la mia famiglia e quella cosa era una merda perché sapevo che stavo sbagliando, sia nel lavoro che nelle responsabilità familiari. Ho fallito in tutti gli obiettivi, calcistici e personali. Ero completamente preso dall’alcol, mi vennero a dire tramite il mio agente che non potevo più stare a Milano”.
Nel 2016 l’Inter lo ha ceduto, dopo aver scoperto i suoi problemi, e si è trasferito in Cina: “Dal primo giorno in cui sono arrivato, sono diventato un alcolizzato. Mi alzavo per andare ad allenarmi e dopo l’allenamento bevevo alcol. Mi riposavo un po’, mi allenavo e bevevo alcolici. È stato così ogni giorno“. Guarin ha però svelato di aver toccato il punto più basso della sua vita nella stagione 2019/20, quando era in Brasile al Vasco da Gama: “I primi sei mesi mi hanno fatto sentire l’uomo più felice del mondo. Poi è arrivato il Covid e la separazione con mia moglie. Bevevo 50, 60 o 70 birre in una notte. È arrivata la pandemia, non c’erano allenamenti, non c’era gruppo, non c’era calcio. Andavo nelle favelas, lì in Brasile, andavo con qualunque ragazza senza protezione, mi abbandonavo completamente. Andavo a cercare il pericolo, l’adrenalina, volevo vedere le armi, non mi preoccupavo di nulla. Sono stati momenti duri, sono stato 10 giorni completamente ubriaco, mi sono addormentato per la stanchezza e mi sono svegliato con una birra al mio fianco”.
Guarin ha anche reso noto di aver tentato un gesto estremo: “Abitavo al 17esimo piano e mi sono staccato dalla vita, da tutto, la mia reazione è stata quella di gettarmi dal balcone. Però c’era una rete, ho saltato e mi ha rimandato indietro, ovviamente non me ne sono accorto. Non capivo quello che stavo facendo, non so cosa sia successo. Sono arrivato al punto in cui non mi importava più nulla, pur di potermi fare del male. La mia testimonianza è un disegno che Dio sta mettendo in noi, che so raggiungerà molti angoli del mondo, toccherà molti cuori e salverà sicuramente vite umane”.
Oggi Fredy Guarin si sta disintossicando. Il colombiano vive a Envigado con la famiglia e sta seguendo un percorso di riabilitazione. Il Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani degli Stati Uniti ha invitato l’ex giocatore dei cafeteros a far parte di un progetto dedicato alla salute mentale contro queste malattie negli atleti.