Cateno De Luca muove i primi passi per aprirsi un varco nel centrodestra. L’obiettivo dichiarato del sindaco di Taormina è quello di uscire dall’isolamento politico in cui è finito Sud chiama Nord e lui stesso – non a caso – ha lanciato il sasso nello stagno, dichiarandosi “pronto a fare il n.2 di un nuovo centrodestra” e rinunciando (forse, per adesso) all’ambizione di candidarsi alla presidenza della Regione.
La condicio sine qua non è quella di trovarsi in un centrodestra che metta da parte lo scenario di una ricandidatura dell’attuale governatore Renato Schifani, magari replicando la mossa fatta con Nello Musumeci, alla fine costretto a rinunciare alla ricandidatura alla presidenza e accompagnato al passo indietro ma “gratificato” con un ruolo politico a Roma, ed oggi ministro del governo Meloni.
E allora De Luca parte dalla premessa di un patto a sostegno di un candidato della “new era” e tesse la tela e prova a costruire la trama per addentrarsi tra le maglie di un altro centrodestra. E lo fa partendo dalle figure di vertice del centrodestra che non sono esattamente sulle posizione di Schifani. In questo campo c’è l’ex assessore regionale della Giunta Schifani, Marco Falcone, esponente di punta di Forza Italia, che adesso e’ europarlamentare a Bruxelles e che, evidentemente, non ha gradito la scelta di Schifani di sostenere alle recenti Europee l’altro big del partito, Edy Tamajo. Anche perché poi, nella sfida tutta interna a FI, Falcone e’ stato superato da Tamajo ma alla fine ha ottenuto 100 mila preferenze. Le ha festeggiate e al momento opportuno le farà pesare sul tavolo dei futuri equilibri.
De Luca lo sa ed è pronto a “soffiare” in largo anticipo sul fuoco della resa dei conti che arriverà.
Intanto è arrivata una interessante dichiarazione di Marco Falcone, che non si espone ovviamente, sa che non è il momento, prova a calibrare le parole e pure le virgole nella sua uscita, e che tuttavia – al netto dei formalismi tattici imposti dal politichese -, di fatto, apre a De Luca, commentando così la sua scelta.
“Guardiamo con attenzione a quanto sta avvenendo nel movimento di Cateno De Luca. Ma, ad oggi, è prematura ogni valutazione nel merito. Ciò anche nel rispetto dell’evoluzione del dibattito interno alla forza politica guidata dal sindaco di Taormina”.
I rapporti tra De Luca e Falcone sono cordiali, si sono anche scontrati spesso, anche all’Ars, ma la contesa è sempre finita un minuto dopo l’uscita dall’aula. Niente rancori, niente fatti personali. Tra l’altro De Luca, da sindaco allora di Messina, nel 2018, ringraziò pubblicamente Falcone per il sostegno all’iter per lo sbaraccamento, considerandolo praticamente l’unico assessore della Giunta Musumeci con il quale i rapporti erano buoni. E lo sono ancora adesso.
De Luca, provocatoriamente, aggiunse in seguito che avrebbe voluto Falcone come “ragioniere generale” del suo futuro governo. Ma assai più significativo appare il commiato del 9 gennaio scorso di De Luca a Falcone all’Ars (quando l’allora assessore si accingeva a candidarsi alle Europee, lasciando poi la carica in Giunta regionale per andare, da eletto a Bruxelles, ndr) con un intervento fatto dal sindaco di Taormina “con grande amicizia e stima”.
Chissà, insomma, che i due non possano ritrovarsi in una nuova Giunta di centrodestra. E se poi il futuro candidato alla presidenza della Regione non dovesse essere ad appannaggio di Fratelli d’Italia (l’attuale presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, è in pole position, per intendersi, nome – lo abbiamo detto ed anticipato – nome molto gradito al sindaco di Taormina) ma magari in quota Forza Italia, a quel punto De Luca saprebbe già chi sostenere. Prove tecniche di new era, Scateno spinge e le sponde, a quanto pare, non mancano.