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Digitale e a chilometro zero: da Castelbuono, la food app che sfida i colossi del web

“Non è una sfida, si tratta di un investimento”. Domenico Cicero è un ristoratore trentenne di Castelbuono. Da tre mesi, ha attivato un’app che consente di ordinare cibi tipici e di qualità, comodamente dal proprio smartphone. La sua storia, è quella di un giovane imprenditore che ha trovato nel territorio madonita, un’occasione di crescita e business.

La pandemia ci ha reso familiari parole nuove: covid, green pass, lockdown. Nelle grandi città, solo pochi lavoratori, tra cui riders con la spesa o il cibo ordinato da casa, riempivano immagini statiche e silenziose. In poco tempo, il food delivery è entrato di diritto nelle abitudini di molti italiani. Ma, se nelle grandi metropoli per i colossi del web e del food, non ci sono stati grandi problemi, vi siete mai chiesti cosa accadeva nei piccoli comuni, nei borghi con poche decine di abitanti, nelle periferie, nell’entroterra siciliano?

Qui, dove storicamente fare impresa è una sfida nel vero senso della parola, la pandemia è stato il colpo di grazia per moltissime realtà. Oggi, la storia di Domenico, può rappresentare per tanti giovani come lui, la speranza di creare lavoro e far girare l’economia in Sicilia, nel proprio borgo.

“La mia attività – dice Cicero – nasce otto anni fa poi, durante il lockdown, mi sono inventato l‘aperitivo da asporto. Vedevo ciò che accadeva nelle grandi città, dove le persone contagiate erano tante, non potevano uscire di casa e avevano esigenze essenziali tra cui, ovviamente, il cibo. Anche oggi, tra isolamenti e quarantene, cercavo un metodo più semplice e immediato per i miei clienti per cui, mi è venuta l’idea di creare un’ app: La Forgia- La Forgia del Gusto Cicero.”

Una soluzione smart e alla portata di tutti visto che chiunque, dai più giovani ai meno giovani che, ormai, non possono più fare a meno del proprio smartphone per seguire e svolgere attività di vario genere. “Per restare al passo con i tempi, era necessario essere sul cellulare. Inizialmente, voleva fare da solo ma, i costi, anche in questo campo, sono elevatissimi: 15-20 mila euro per averne la proprietà. Mi sono così rivolto a una società di Firenze che, con duemila euro iniziali e un canone di 200 euro al mese, mi ha dato la possibilità di gestire tutto con serenità. Siamo all’inizio ma, è già un successo.”

Grazie all’app, si sperimentano forme di marketing e di business a cui non tutte le realtà, specialmente quelle di provincia sono abituate. Coupon, buoni sconti, raccolta punti, pur non essendo di certo delle novità, rappresentano forme diverse di rapporti con la clientela per i borghi modoniti.

incentivare l’iniziativa di Domenico, ha contribuito anche un altro fattore, in qualche modo legato alle conseguenze inattese della pandemia. Oggi, a Castelbuono, molti lavoratori sono in smartworking.Alcuni di loro, abituati ai ritmi, ai riti del pranzo tipici delle grandi metropoli con i grandi deliveroo, sono contenti di trovare sul proprio telefono, il logo del ristorante e la sua app. Così, nelle loro pause al computer, in un attimo fanno l’ordine e, dopo pochi minuti, ricevono il proprio hamburger, la porzione di patate, l’aperitivo siciliano, la pasta espressa.

“Sono convinto che il futuro di chi voglia fare impresa sia guardarsi intorno e costruire una mentalità smart fatta di app, telefonini, ordinazioni e pagamenti in pochi click. In un paese di ottomila abitanti come Castelbuono, non ci sono le grandi piattaforme di Roma o Milano ma, questa novità è stata accolta benissimo. Un’altra possibilità a cui sto già pensando sono i b&b. Appena ho lanciato l’app, sono stato contattato da alcuni gestori locali attenti al turismo di nicchia, tipico di Castelbuono e di gran parte delle Madonie. A breve, darò loro il QR Code e l’ospite potrà scaricare direttamente l’app e ordinare anche in struttura che, in questo modo, un servizio in più da offrire 365 giorni all’anno, a tutte le ore, alta o bassa stagione che sia.”

Al momento, l’app di Domenico consente di ordinare su Castelbuono che, oltre a un territorio prettamente urbano ne comprende uno extraurbano molto vasto che arriva a Finale di Pollina. Per il futuro, si sta pensando ad avviare un laboratorio con una linea di prodotti tipici con shelf-life di una settimana e di allargare il raggio di azione delle consegne coprendo almeno tutte le Madonie. L’idea, è quella di accompagnare food & beverage, creando un aperitivo rinforzato che valorizzi ricette del territorio come la polpetta all’uovo ad esempio, degustazioni di mieli, mostarde, salumi, le eccellenze a chilometro zero di Castelbuono.

Un altro aspetto curioso che riguarda l’avvio di questa attività innovativa, riguarda la ridefinizione della mentalità dell’imprenditore locale che oggi, in maniera diversa rispetto al passato, riesce a interpretare e ad intercettare i gusti dei propri clienti, grazie alla tecnologia. “Grazie all’applicazione ho scoperto che, tra i miei clienti, nel fine settimana la pizza preferita è la margherita mentre, è nei giorni feriali che ci si sbizzarrisce di più  provando gusti nuovi e con ingredienti particolari come la salsa di mandorle, il pesto di pistacchi o la burrata. Prima, non avevo a disposizione questi dati ma oggi, grazie ai report, si è aperto un mondo. Mi guardo attorno, sto investendo e provo a costruirmi un’identità imprenditoriale nuova. Serve essere curiosi, studiare, informarsi. L’app cammina da sola ma io mi sono documentato, ho letto libri, scaricato file, video online, fatto formazione tramite webinar. “

E a chi dice che con i nuovi mezzi, si mettono a rischio più posti di lavoro, Domenico risponde con scelte e un’esperienza personale che sembra andare controcorrente. “Ho mantenuto, anche in inverno, tutti i miei dipendenti anche quelli stagionali. Il mio lavoro è cambiato, dedico almeno due ore mattina  e due al pomeriggio per caricare e scaricare dati, fatture. Adesso, voglio provare a mantenere la squadra di 8 persone al completo, come fosse agosto.”

La storia di Domenico, è quella di un giovane trentenne che, ancor prima della pandemia, aveva deciso di investire su sè stesso e sul territorio in cui è nato. Ciò che è cambiato in questi due anni è stata la voglia di far crescere la sua attività senza mollare, senza andare via. Aggiornarsi e capire come funzionano i meccanismi dietro alle grandi aziende, è stata la chiave per fare il salto di qualità“Questo periodo – conclude Cicero – dovrà passare, ci aspetta un futuro migliore. A Castelbuno, come in molte altri parti, ritorneremo a fare festicciole, a riunirci, a fare le scampagnate come una volta. In più, avremo la possibilità di ordinare il cibo, di gustare l’aperitivo ordinandolo in pochi secondi e ricevendolo in altrettanto poco tempo. Non siamo avanti, siamo al passo con i tempi“.

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