TAORMINA – Bombardamento pubblico e “sfanculamento” al centrosinistra che non intende prendere in considerazione la sua candidatura alla presidenza della Regione e apertura a condizione al centrodestra, purché non sia più quello a guida Schifani. Tutto si compie e la storia si ripete. Anche stavolta Cateno De Luca fa la sua scelta e ancora una volta la strategia politica del leader di Sud chiama Nord e attuale sindaco di Taormina – stamattina annunciata in conferenza stampa a Messina – viene anticipata da TaorminaNews24.
I più attenti lettori di TN24 ricorderanno la data del 30 aprile 2022, quando oltre un anno prima delle elezioni Amministrative nella Perla dello Ionio avevamo “profetizzato” qui, su TN24, la candidatura a sindaco di Taormina di De Luca. Non servivano doti divinatorie, anche un bambino di 2 anni avrebbe compreso che le dinamiche politiche portavano in quella direzione a seconda di come sarebbero finite le Regionali. E invece la classe politica locale taorminese, scarsa e presuntuosa, sorrideva baldante e sicura nei bar. “Non avverrà mai”, “Non è interessato a Taormina”, “in ogni caso non gli faremmo superare nemmeno il casello di Spisone”. Si è visto come sono andate poi le cose e la lezione non è nemmeno servita più di tanto, visto che gli stessi “strateghi” paesani studiano ancora adesso come riperdere alle prossime elezioni. Ma questa è un’altra storia.

Veniamo al presente e adesso è la volta della trama per le future Regionali (e non solo quelle) con De Luca che, dopo la masochistica folgorazione verso sinistra, frena (o desiste?) rispetto al tentativo di “cannibalizzare” l’asse Pd-M5S, realizza che da quella parte è tempo perso e si lancia nella direzione che avevamo prospettato su TN24 il 28 settembre scorso: un passo indietro sulla candidatura alla presidenza, uno avanti verso il centrodestra.
La sinistra dice “no” alla candidatura del parlamentare di Fiumedinisi, lui prende atto, bombarda i partiti di opposizione e apre al centrodestra, ma non all’attuale maggioranza a guida Schifani. De Luca sa che rivincerà di nuovo il centrodestra ma lo vorrebbe con un altro abito, un candidato diverso e senza nemmeno il duo Lombardo-Cuffaro in campo.
“…Oggi apriamo una nuova fase, ed è l’inizio di un percorso che ci metta nelle condizioni, come abbiamo fatto dove amministriamo, di poter incidere, il consenso di Sud chiama Nord merita di essere tradotto in azione politica, vogliamo continuare con la strategia del fare e quindi amministrare, e questo riguarda tutti i livelli…”.
Decodificando il monito, De Luca saluta il centrosinistra, lo aveva già bollato come “perdente” e oggi lo definisce “deserto dei tartari”. Manda un avviso ai naviganti, a chi non ha voluto “sposarsi” con lui (il centrosinistra) e a chi potrebbe trovare delle convergenze con il sindaco di Taormina ma dovrà, appunto, “rinnovarsi”. De Luca ha già trovato una sponda importante nel centrodestra, e lo abbiamo detto e scritto noi per primi. Il Caronte pronto a traghettarlo da quella parte ha un nome e cognome ed è quello dell’attuale presidente dell’Assemblea Regionale, Gaetano Galvagno, giovane esponente di Fratelli d’Italia, che il partito di Giorgia Meloni e in primis Ignazio La Russa, intende candidare alla presidenza della Regione. Galvagno va veloce è in rampa di lancio e De Luca ritiene che se non ci sono le condizioni per una sua candidatura, possa essere proprio il presidente dell’Ars il nome giusto da sostenere. Si potrebbe pure aggiungere, in verità, che De Luca sa di poter contare su un’altra sponda eccellente, ha un ulteriore potenziale alleato a sorpresa nello scacchiere del centrodestra. Magari più avanti ne parleremo con un’altra “profezia” su TN24 e chissà che non indovineremo anche questa.

“Sono pronto a fare un passo indietro, ma per farne 10 avanti. Io posso mettere da parte il mio sogno e la mia aspirazione a fare il sindaco di Sicilia ma solo se si rompe questo schema. Se dovessi scegliere tra il fare il capo dell’opposizione o il numero di un’altra maggioranza e di un nuovo centrodestra, preferisco fare il n.2 perché anche da n.2 la mia capacità e la mia esperienza mi permette di incidere. Altrimenti continueremo a prendere schiaffi“. Parole pronunciate oggi da De Luca, riflessioni che non a caso avevamo già lanciato nei giorni scorsi, mentre il sindaco di Taormina probabilmente ha preso atto che stava imboccando una strada a perdere. “Acapulco, prima spiaggia…a sinistra“, recitava un noto film con Gigi e Andrea, Scateno cambia direzione, saluta e prende la seconda spiaggia a destra.
La sinistra in Sicilia, in fondo, al netto della infausta parentesi crocettiana, è esattamente come la destra in Emilia Romagna: condannata a perdere ancora a lungo. Ci sono regioni dove l’orientamento di voto, da una parte o dall’altra, è talmente radicato che per anni e decenni i risultati alle urne poi si sa già saranno quelli, a meno di rari imprevisti. E se poi ci si mette la debolezza degli interpreti politici contemporanei, la tendenza diventa certezza. Anche da qui la virata a destra di De Luca, che è stata certificata in settimana dalla porta chiusagli in faccia dal Pd e dal M5S (che, anche qui lo abbiamo scritto, punterà su Giuseppe Antoci alle future Regionali).
Attenzione, De Luca non ha ancora deposto le armi rispetto all’obiettivo della prima ora della candidatura alla presidenza della Regione ma prende atto che i sogni e la realtà vivono sul piano inclinato di due mondi spesso diversi, e l’inerzia dei momenti quei mondi li avvicina o li allontana. E l’inerzia politica del 2024 non è quella del 2022, poi nel 2027 chissà. Il sindaco di Taormina sa che la strada verso Palazzo d’Orleans si è complicata e la pochezza che c’è attorno a lui in Sud chiama Nord non lo aiuta, semmai ha messo già più volte a repentaglio la sua salute, costringendo il leader a caricarsi intere campagne elettorali sulle sue spalle, in giro per la Sicilia e l’Italia. “Più soldati, meno generali”, si legge nella nuova t-shirt sfoggiata da De Luca, ma il problema era e resta anche interno a Sud chiama Nord, dove i “colonnelli” del suo movimento aggiungono poco o niente al partito e non sono in grado di aiutare De Luca a far crescere ScN. I “colonnelli” deluchiani si confermano abili e puntali nell’arte adulatoria del battere le mani ma senza De Luca sarebbero nella quarta-quinta linea di un qualsiasi altro partito e probabilmente non hanno nemmeno idea di quale sia oggi la reale strategia futura del leader. La via per De Luca si è fatta stretta e molto dipenderà anche dalla capacità di fare scelte diverse e di rinnovamento in primis all’interno e al vertice di ScN. Il rinnovamento chiesto agli altri partiti dovrà essere anche un ragionamento di discontinuità dentro Sud chiama Nord.
D’altronde De Luca ha capito che non può più ostinarsi ad andare da solo contro tutti. In cuor suo spera ancora che possano esserci le condizioni per rilanciare la sua nomination. Vuole stanare la sinistra se mai dovesse esserci un eventuale ripensamento dalle parti del Nazareno, e al tempo stesso lancia segnali d’amore alla destra. Se poi il quadro dovesse rimanere, tuttavia, cristallizzato così e avaro di spazi e chance di successo, relegandolo alla sola ed impercorribile opportunità di un’ennesima candidatura in solitaria, ecco che De Luca opterà per il “piano B”, con l’avvio di un confronto con il centrodestra.
“Non posso prospettare sempre la traversata nel deserto. Non è giusto. Si chiude la fase della traversata nel deserto. Si chiude una fase e se ne apre un’altra, non sarà responsabilità solo nostra. Non sono disponibile a partecipare a primarie improvvisate a 6 mesi dalle elezioni, per poi avere da Roma chi ci piscia in testa e stabilisce che bisogna rompere le alleanze in Sicilia…”. Così il sindaco di Taormina ha contestato il verdetto delle segreterie di Pd e 5 Stelle, che a Roma, hanno fatto capire di non gradire l’idea di un’alleanza con De Luca candidato alla presidenza.
De Luca entra nel centrodestra? Calma. Al momento no. Ad oggi l’idea è quella di creare subbuglio e stuimolare una zizzaniata di fine anno nella maggioranza, palesando sullo sfondo una sua disponibilità al sostegno al centrodestra. Ma la condicio sine qua non di De Luca è che si vada, eventualmente, a parlare di un centrodestra non più guidato da Renato Schifani, senza la ricandidatura dell’attuale governatore. E in aggiunta De Luca vorrebbe una coalizione senza i suoi nemici storici: Raffaele Lombardo e Totò Cuffaro. Ecco perché se “l’abbraccio mortale” tra De Luca e la sinistra è (al momento) fallito, le “seconde nozze” tra De Luca e la destra rimangono altrettanto complicate. Bisognerà capire se Schifani riuscirà ad ottenere il pass per la sua ricandidatura, è ipotizzabile un centrodestra senza Cuffaro e Lombardo? Inoltre, i nemici di De Luca nel centrodestra non sono pochi e lo scontro con Nello Musumeci, ad esempio, è un altro capitolo aperto e, tra l’altro l’ex governatore, è uno dei leader siciliani di Fratelli d’Italia, lo stesso partito che vorrebbe puntare su Galvagno, pupillo di De Luca.
In definitiva, ad oggi, 12 ottobre 2024 De Luca fa sapere che potrebbe non candidarsi alla presidenza della Regione ma i malpensanti (o benpensanti, a seconda dei punti di vista…) non escludono che il ragionamento, in verità, possa essere più ampio. De Luca da un lato si spiana il terreno per il “piano B” e lancia il sasso nello stagno, e dall’altro “somministra” agli uditori – politica e stampa – un bluff politico, per stanare la sinistra e per creare tensioni a destra. De Luca comincia il pellegrinaggio verso la nuova meta politica, sdogana il “piano B” e consegna ai fedelissimi la sua convinzione: “Sud chiama Nord prossima forza politica di governo”. Verrà in ginocchio a Fiumedinisi la sinistra a farsi perdonare da Scateno oppure la new age della destra si lascerà sedurre dalla tentazione del ribaltone di governo? “Non è una questione di colore“, ipse dixit…