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De Luca si riapre le porte del centrodestra ma quattro big non gli spianeranno la strada

Si avvicinano, a piccoli grandi passi, il momento del ritorno nel centrodestra per Cateno De Luca. Il sindaco di Taormina ha già in ghiaccio lo spumante per brindare alla seconde nozze, all’orizzonte, con la coalizione che è già stata la sua sino al 2017 e che poi negli anni successivi ha cannoneggiato con particolare furore nelle varie battaglie politiche condotte in solitario, prima con Sicilia Vera e poi con Sud chiama Nord. A Roma le sorelle Meloni hanno fretta di chiudere un’intesa per rafforzare l’area di centro e per tenere a distanza gli assalti della sinistra, a Palermo è già scoppiata la pace con Renato Schifani. Ed in fondo basterebbe questa novità, sorprendente ed anzi clamorosa, per rendere l’idea di come nella vita nulla sia impossibile, ripensando allo scontro feroce e alla contrapposizione totale che avevano caratterizzato i rapporti tra De Luca il presidente della Regione negli ultimi tre anni.

De Luca vuole restare all’opposizione del governo Schifani per poi posizionarsi al timone del prossimo esecutivo e, a quanto pare, anche nei colloqui romani avrebbe già ribadito di puntare alla vicepresidenza della Regione (con delega al Bilancio, aggiungiamo noi). Si è mosso su più fronti, tra le fila del centrodestra siciliano per farsi trovare pronto ad una serie di convergenze strategiche. Il discorso vale a maggior ragione in vista delle prossime elezioni, al netto di quando poi si voterà. Ve lo abbiamo raccontato con largo anticipo del patto con Gaetano Galvagno, presidente dell’Assemblea Regionale ed esponente di punta di Fratelli d’Italia, e così anche del “feeling” tra il sindaco di Taormina con Marco Falcone, europarlamentare di Forza Italia. Poi si vedrà se ci sarà la ricandidatura di Schifani o se invece il candidato sarà proprio Galvagno oppure Falcone, o magari qualcun altro. Nel frattempo De Luca si è portato avanti per distendere alcuni rapporti e rafforzarne altri, nel perimetro di quel centrodestra che aveva attaccato senza tregua in questi anni. Altri tempi, oggi è il tempo del dialogo e di una ritrovata armonia ed è la nuova fase di Sud chiama Nord, che ha scelto di non restare fuori dai due poli e che ha bisogno di uscire dall’isolamento politico in cui si era cacciata negli anni recenti e sino alla deludente esperienza delle Europee.

Eppure, proprio a Palermo, da qui in avanti De Luca si troverà anche ad affrontare quattro big con i quali i rapporti non sono esattamente idilliaci e che non gli stenderanno un tappeto rosso nel momento del ritorno nel centrodestra: in ordine alfabetico Cuffaro, Lombardo, Sammartino e Tamajo.

C’è anche e soprattutto la presenza di Raffaele Lombardo tra i leader della prima linea del centrodestra isolano, e che tra l’altro ora ha lanciato un nuovo progetto di centro con Gianfranco Micciché e Roberto Lagalla. E’ storia ampiamente nota che tra De Luca e l’ex governatore la contesa negli anni è stata feroce, un tempo erano alleati poi si è scatenato l’inferno e tante volte sono volate parole grosse. La politica a volte fa miracoli impensabili ma non sembra essere questo il caso, le ragioni della distanza siderale tra De Luca e Lombardo sono radicate e profonde. Il livello di simpatia reciproca, e di stima che ha l’uno dell’altro, ad oggi è pari alle temperature dell’Antartide.

E poi c’è Totò Cuffaro: anche qui si sa, la contesa parte da lontano e i toni sono stati negli anni altrettanto duri. L’ex presidente della Regione, dopo le sue vicissitudini giudiziarie, è tornato a fare politica, si è rimesso alla guida dei suoi, con la Nuova Dc, e vuole restare al centro del ring. Non esattamente una notizia che fa fare salti di gioia a De Luca.

Su Lombardo a Cuffaro, De Luca ha detto più volte di voler “liberare la Sicilia” dalla loro leadership e ha sentenziato due anni fa: “Ero convinto che certe vicende fossero servite per maturare ma non siete cambiati. Con me certi accordi non si fanno. Io sono contro questi sistemi senza se e senza ma”. “Ci vediamo a Filippi, da Cateno De Luca sento ululati, scenda dai palchi, altrimenti non si capisce neanche bene cosa dice”, fu la replica di Cuffaro. Altrettanto duro fu Lombardo: “Non sa dire (De Luca, ndr) una riga di programma ma solo insulti“, aggiungendo allora anche qualche altro passaggio che rendeva l’idea di una guerra senza esclusione di colpi.

Bisognerà anche vedere come andrà a finire la vicenda giudiziaria di Luca Sammartino, leader della Lega nell’isola, che si è dimesso sia da vice-governatore che da assessore regionale all’Agricoltura dopo la notifica della sospensione per una indagine nei suoi confronti. Sammartino ha contestato le accuse nei suoi confronti e adesso aspetta il verdetto delle aule di tribunale, per tornare sulla scena. “Ho fatto incazzare Luca Sammartino e tra qualche mese la lega in Sicilia si spappolerà”, profetizzò prima delle Regionali 2022 De Luca: acqua passata o viatico per una resa dei conti?

Infine, ma certamente non ultimo, c’è Edmondo Tamajo, per tutti Edy, assessore regionale e nome della prima linea di Forza Italia. Tra Tamajo e De Luca non c’è feeling e anche nella campagna elettorale per le Europee sono volate bordate tra i due. Tamajo è uno dei principali esponenti del centrodestra siciliano, viene considerato una “macchina da guerra” per la sua crescita esponenziale di consensi e per la sua iperattività politica, soprattutto è pienamente in corsa per la futura nomination per la presidenza della Regione. Si racconta negli ambienti politici che Tamajo non sia tra coloro che accoglierebbero a braccia aperte De Luca nel centrodestra e allo stesso modo De Luca non simpatizza per lui. Sarà un caso che il sindaco di Taormina è invece molto vicino all’altro big azzurro Falcone?

Stiamo cucinando gli avversari interni al centro destra di Nello Musumeci!“, disse il 5 luglio 2022 De Luca: proverà a fare lo stesso nella maggioranza di Schifani? O magari saranno i big anti-deluchiani a preparare il “trappolone” di benvenuto al leader di Sud chiama Nord?

Insomma, lo scenario non è esattamente “rose e fiori” e fa pensare ad una partita politica in cui ancora molto accadrà da qui in avanti. Una cosa è chiara, anzi certa: la guerra di posizionamento nel centrodestra siciliano è già iniziata. Si aprano le danze.

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