TAORMINA – Un anno fa ha rischiato di perdere la vita in un incidente stradale, da quel momento tanta sofferenza e una lunga convalescenza, una lenta ripresa e tanta forza d’animo che gli ha consentito di superare il momento difficile e riprendersi. Oggi racconta a TN24 la sua odissea a lieto fine. Parliamo di Giuseppe Picone, 78enne stimato manager del turismo, un taorminese con una lunga ed apprezzata carriera di direttore in alcuni dei più rinomati hotel siciliani. Un professionista della buona accoglienza d’altri tempi ma soprattutto una di quelle persone che rappresentano un esempio perché si sono sempre distinti per la loro signorilità e hanno saputo lasciare un segno per le proprie qualità umane e morali.
Picone il 3 ottobre 2023 è stato investito sulla SS185-Via Francavilla di Taormina, nella frazione di Trappitello, dove da tempo permane il problema della segnaletica e della sicurezza per i pedoni, che fanno i conti ogni giorno con automobilisti e centauri che sfrecciano a gran velocità, senza curarsi nemmeno delle strisce né dei gravi pericoli che una condotta non idonea può arrecare agli altri prima ancora che a se stessi.
“Qualche mese fa in una lettera a TaorminaNews24 ho evidenziato la mia speranza che si possa affrontare questa problematica, ancora adesso irrisolta, nel timore che prima o poi, possa scapparci il morto per l’eccessiva velocità dei veicoli che transitano in questa arteria. Io sono vivo per miracolo, ho vissuto mesi davvero molto difficili”, racconta Picone a TN24, con gli occhi lucidi e l’emozione che lo accompagna mentre racconta la sua storia.
L’incidente ad inizio ottobre dello scorso anno gli ha procurato la rottura del femore e una serie di contusioni, poi il ricovero in ospedale, dove ha anche contratto allora il Covid. Un primo intervento e il 30 novembre le dimissioni e il ritorno a casa. Il 30 settembre di questo anno un secondo intervento. Picone ha lottato, in particolare, per recuperare la mobilità di una gamba. Il dolore fisico ma non è stato l’unico nemico da combattere, perché nel frattempo si è materializzato l’avversario più perfido, il male oscuro che ti prende i pensieri e si traduce nella paura di non farcela a riprendersi.
“Ho vissuto mesi complicati ma nella mia vita non mi sono mai arreso alle difficoltà. Devo ringraziare soprattutto il prof. Pietro Cavaliere, direttore scientifico dell’Istituto Ortopedico del Mezzogiorno d’Italia. Un chirurgo ortopedico tra i più apprezzati in Italia, che mi ha operato con successo, ma soprattutto una persona di grande umanità che mi ha anche seguito e accompagnato nelle tappe di questo percorso di recupero. Allo stesso modo devo ringraziare lo psichiatra prof. Rocco Zoccali: senza di lui non ce l’avrai fatta ad uscire dal tunnel della depressione in cui mi aveva fatto sprofondare questo incidente e non ce l’avrei fatta a superare quel delicatissimo intervento. E ovviamente dico grazie anche alla mia famiglia che mi è sempre stata accanto. Ci sono momenti come quelli che ho vissuto, in cui anche una telefonata e una buona parola ti aiutano e, ad esempio, tra le persone che mi hanno esortato a riprendermi c’è il dott. Antonio Bernardi, un fuoriclasse dell’hotellerie siciliana, l’albergatore più noto e stimato tra gli operatori turistici eoliani e che mi ha confermato la sua grande umanità. Adesso sto bene, c’è ancora qualcosa da fare per ristabilirmi del tutto ma ringrazio Dio e chi mi ha assistito e aiutato in questo difficile percorso”.
Picone ha vinto la sua partita per la vita. Lo abbiamo visto nei momenti successivi all’incidente, abbiamo raccontato la sua storia il 24 luglio scorso su TN24 e fa ancora impressione rivedere quell’immagine che lo mostrava accasciato al suolo della SS185, sanguinante e quasi esanime, con la gente a sincerarsi delle sue condizioni negli istanti successivi all’incidente. Sembrava la fine ma il direttore Picone non si è arreso, ha reagito con la forza di un leone, ci ha messo tanta generosità e determinazione per lasciarsi alle spalle quel dolore fisico e mentale. E oggi siamo felici di poterlo ritrovare in buona salute e sorridente, ma soprattutto è una cosa preziosa che sia stato lui, con le sue parole e i suoi sentimenti, a raccontare in prima persona il finale (per fortuna un lieto fine) di una storia che ci ricorda due cose.
Da una parte c’è la necessità di garantire ai cittadini la sicurezza nelle strade, dall’altra c’è l’esempio di un uomo che ha rischiato di non potersi rialzare sulle sue gambe e invece ha sofferto e poi ha preso le misure al nemico. Ha gettato il cuore oltre l’ostacolo e ha ribaltato l’inerzia del suo destino. La vita è un’alternarsi di quiete e tempesta, e dobbiamo imparare a ballare sotto la pioggia, declinando sempre e comunque l’arte del non mollare mai. Un abbraccio al nostro amico Giuseppe (per noi Pippo) Picone.