Giuseppe Conte ha rilasciato una lunga intervista al Quotidiano Nazionale sul futuro del Movimento Cinque Stelle che si decide in queste ore con il voto in corso all’assemblea costituente.
«È un momento cruciale per la nostra comunità, che da ieri e fino a domenica è chiamata a votare per decidere sulle sfide, le battaglie e le modalità con cui rilanceremo con forza ed entusiasmo il M5S – dichiara il leader dei 5 Stelle – Sono profondamente orgoglioso del percorso che ci ha portato fino a qui: non troverete in Italia e in Europa nessun partito che si è messo così profondamente in discussione coinvolgendo fin dall’inizio gli iscritti, in maniera autenticamente partecipata e democratica».
«È un cambiamento che arriva totalmente dal basso, senza ingerenze dei vertici. Al Governo abbiamo un partito che decide le cose fra pochi familiari e amichetti; noi, invece, decidiamo con decine di migliaia di iscritti. E attenzione, non stiamo discutendo solo di regole e organizzazione interna, ma di temi cruciali come la difesa della sanità pubblica, il lavoro, la scuola, i diritti, gli interventi per aumentare gli stipendi e combattere l’evasione fiscale. Decidiamo sul Paese che vogliamo».
«Bisogna aprirsi e ascoltare le indicazioni della comunità degli iscritti, che è sovrana. Saranno loro a decidere su ogni cosa, compreso quel che riguarda la figura del presidente. Solo una cosa non può essere toccata: la libertà della nostra comunità di discutere su tutto. Non ci sono temi tabù, e nessuno può metterle il bavaglio nel momento in cui è chiamata a incidere sul futuro del Movimento. Dobbiamo riaccendere l’entusiasmo con un nuovo slancio, parlare con più forza e proporre sempre nuove soluzioni ai cittadini e ai territori».
«Di sicuro – avverte Conte nella sua intervista a QN – il M5S non può tornare indietro né vagheggiare un ritorno alle origini che oggi, in un contesto politico anche internazionale completamente differente, non avrebbe senso e ci porterebbe solo all’isolamento e all’irrilevanza. Ma attenzione: delle origini noi ci teniamo strette le nostre radici, l’ancoraggio ai nostri principi e valori, la radicalità delle nostre battaglie, che non abbiamo mai smesso di portare avanti. E lo dico soprattutto a chi oggi, arrogandosi la patente di interprete esclusivo di quel passato, vorrebbe impedire al Movimento di evolvere e diventare una forza politica al passo con i tempi».
«Andrebbe chiesto a loro, ma mi lasci dire: chi vuole sabotare questo processo – invitando ad astenersi e non partecipare – è distante anni luce dallo spirito del M5S. Mi pare evidente però che le imposizioni che abbiamo ascoltato su cosa si poteva o non poteva votare, o gli appelli all’astensione, sono un tradimento di quel principio di partecipazione dal basso su cui il Movimento è nato. Sabotare l’Assemblea costituente non è un dispetto a Conte, è un torto e un’offesa all’intera comunità».
«Quando sono diventato presidente del M5S, ho lavorato a una Carta dei principi e dei valori di chiara natura progressista, dunque in antitesi, senza alcuna ambiguità, alle politiche di questa destra che taglia su sanità, scuola, sostegno a chi è finito in povertà, schiacciato da stipendi indegni e carovita. Da allora le nostre battaglie – penso agli investimenti in sanità, al salario minimo, al contrasto all’autonomia differenziata, all’opposizione dura contro l’invio di armi e la corsa al riarmo, contro il Jobs Act, contro la corruzione – hanno confermato questa nostra traiettoria. Se la comunità degli iscritti decidesse di andare in una direzione opposta, io non potrei farmi interprete di questa differente linea politica”.