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Clamoroso a Taormina, cliente “avverte” un noto ristoratore: “Conto caro, ora lo dico al sindaco”. Chemi: “No alle minacce gratuite”

TAORMINA – L’estate e la calura iniziano a fare i primi effetti a Taormina e un esempio emblematico si è verificato in un noto ristorante della città: “La Botte”, ritrovo storico della della famiglia Chemi. A rivelare un episodio decisamente poco simpatico è stato uno dei proprietari, Giuseppe Chemi, che insieme al fratello Antonio porta avanti con successo ed in modo esemplare la storia di questo locale reso celebre dal compianto Giovanni Chemi con la moglie Domenica.

L’episodio verificatosi qualche giorno fa è stato svelato con un post social da Giuseppe Chemi. Una lamentela ci può sempre stare, ma nel caso specifico si va oltre ed il cliente, a quanto pare, avrebbe diffidato i proprietari di “segnalare” il locale al sindaco Cateno De Luca. A che titolo?

Per concludere una serata – spiega Chemi – un cliente lamentava che nel conto una Coca Cola gli era sembrata cara. Da premettere che chi fa impresa o chi ha un attività commerciale calcola il prezzo di un prodotto in base ai costi di gestione della propria azienda, ma non è questo il problema. Il punto è un altro. Il cliente, con fare minaccioso, ad un certo punto mi dice “ora glielo dico io al sindaco De Luca”. E a quel punto ho perso la calma. Vi sembra normale che una persona, dopo una giornata di lavoro, a quasi 60 anni venga minacciato in questo modo? Qui siamo a Taormina. La Perla dello Ionio. Non so chi fosse la persona, l’avrei denunciata pubblicamente, ma noi taorminesi, quelli veri, non siamo abituati a queste minacce gratuite”.

Intanto da più parti è arrivata la solidarietà di diversi cittadini ed operatori economici alla famiglia Chemi per questa deprecabile vicenda. Ed è una solidarietà a cui, ovviamente, ci associamo anche noi che conosciamo bene la professionalità di Peppe e Antonio Chemi.

Il rispetto non può e non deve mancare mai. Tanto più per chi lavora in modo serio e onesto a una vita. La logica del “ti mando Tizio” e “lo dico a Caio” è meglio mettersela in ghiaccio e portarsela in tasca altrove. A Taormina, probabilmente, si sta superando la linea di confine tra il dovere della gentilezza e delle buone maniere e, dall’altra parte, la spocchia di quelli che si sentono ormai padroni in casa d’altri. Un conto sono i turisti che sono parte indissolubile della storia della città e che verranno sempre accolti bene, altra storia sono “pirati” e “scrocconi” d’annata che invece, a vari livelli, in questa stagione di esaltazione collettiva pensano o credono di poter “mungere” e “fottere” ad oltranza speculando sul nome della città e sulle opportunità che offre il territorio. Forse è arrivato il momento di iniziare a tirare il freno e ristabilire le posizioni rispetto a questo arrembaggio di guappi e commedianti, che imperversano ed esondano sempre più spesso da queste parti.

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