“Le democrazie liberali sono sotto l’attacco congiunto del capitalismo non democratico e delle autocrazie. Considerare il capitalismo naturalmente alleato del mercato e della democrazia è un grave errore. Il capitale tende a raggiungere sempre una situazione di oligopolio o monopolio per massimizzare i profitti. Sono le regole a tenerlo in un argine di corretto e benefico sviluppo. Queste regole sono cadute una dopo l’altra dagli anni ottanta in poi. L’alleanza tra capitalismo oligarchico e autocrati si è andata saldando nel tempo.
Entrambi hanno l’obiettivo di smantellare regole democratiche, controlli e politiche redistributive. Ma la commistione è molto più profonda”. Il monito arriva dal leader di Azione, Carlo Calenda.
“Esistono giurisdizioni di confine – spiega Calenda – dove i soldi delle autocrazie si mischiano a quelli “democratici” attraverso meccanismi di trust anonimi e investimenti schermati. II tentativo di demolire i sistemi istituzionali democratici passa attraverso la strumentalizzazione della rabbia della classe media impoverita. Ma da chi è stata impoverita, se non dalla pressione esercitata da un capitale senza confini e limiti sulle retribuzioni e la qualità dei servizi pubblici. È un fatto che le democrazie liberali non sono riuscite a difendere i cittadini da un mercato senza regole e senza principi. Da questo punto di vista le responsabilità dei liberali sono molte. Così come enormi sono i conflitti di interesse. Andate a vedere per chi lavorano gli ex primi ministri dei paesi occidentali e capirete il grado di sottomissione della politica al denaro. Ma oggi siamo a questo punto. E l’Europa è inerte e disarmata davanti a Trump, Musk e compagni. Quella che viviamo non è tuttavia una situazione immodificabile. Gli Stati democratici sono potenti e forti se i cittadini si impegnano per difenderne le istituzioni. Questo manca e su questo occorre lavorare. Deve essere chiaro a tutti che in questo contesto pericolosissimo non c’è uno scenario in cui i cittadini si salvano da soli. Vi vogliono inerti e sfiduciati”.
“Occorre rianimare il senso di una comunità di destino che sceglie che strada percorrere e che rimette autocrati e oligarchi al loro posto. Spero che Azione possa diventare questo luogo”, conclude Calenda.