Fine dell’odissea giudiziaria per Momi El Hawi. Lo ricorderanno i più attenti, si tratta del ristoratore che a Firenze decise di non rispettare i divieti imposti dal lockdown per l’emergenza Covid e quindi tenne aperto il suo locale. Nel periodo delle restrizioni imposte dal governo italiano per la pandemia Momi con coraggio intese riaprire per 18 volte il proprio locale, rimuovendo anche i sigilli posti dalla Polizia municipale dopo ogni chiusura forzata. El Havi, allora, spiegò più volte le sue ragioni anche in tv e fu protagonista di una battaglia contro i divieti imposti ai cittadini e agli operatori economici. Da quel momento ha dovuto affrontare quattro anni di contesa giudiziaria con lo Stato nelle aule di tribunale.
Inizialmente il Pubblico Ministero aveva chiesto per il giovane ritoratore 6 mesi di reclusione e un totale di 5.400 Euro di multa. Ma in prima istanza, per lui era arrivata l’assoluzione dal tribunale fiorentino per “la particolare tenuità del fatto e per aver agito in stato di necessità”.
A quel punto il Pm aveva proposto ricorso in Cassazione contro l’assoluzione di Momi El Hawi. Ma la Corte di Cassazione adesso si è pronunciata e ha ritenuto il ricorso inammissibile, dando ragione così al ristoratore fiorentino. Il legale di El Hawi, Lorenzo Nannelli, non ha fatto mistero della propria soddisfazione e del suo assistito per questo pronunciamento della Cassazione che pone fine al lungo calvario del ristoratore. Il legale ha rilasciato una dichiarazione al Corriere Fiorentino. “Abbiamo appreso dell’esito a noi positivo della Cassazione”, ha dichiarato il legale. “La Corte ha rigettato il ricorso del Pm”. Una vittoria per i ristoratori, ha concluso Nannelli, “che avevano ravvisato nei Dpcm del Governo un’imposizione che avrebbe potuto rovinarli economicamente”.
