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Alluvione Emilia, 100 mln per 120 interventi sui fiumi

Prima le opere più urgenti (le cosiddette “somme urgenze”), avviate da maggio subito dopo l’alluvione. Ora, in attesa dei piani speciali che il commissario straordinario alla Ricostruzione dovrà presentare, prende il via un nuovo piano con altri 120 cantieri per la messa in sicurezza dei fiumi, compresa la rimozione dei materiali trasportati all’interno dei corsi d’acqua. Interventi necessari, da realizzare in tempi accelerati, a tutela delle persone e delle comunità, in particolare nelle aree colpite, le più esposte. La Regione Emilia-Romagna, d’intesa con la struttura commissariale, prosegue il lavoro di ricostruzione attraverso l’Agenzia regionale per la Sicurezza territoriale e la Protezione civile, con una ulteriore stagione straordinaria di cantieri che vede impegnati anche i Consorzi di bonifica, insieme agli enti locali e agli altri enti attuatori.

Dopo eventi, va ricordato, innescati da una quantità di pioggia mai vista, caduta in poche ore, che ha impattato sui terreni pedecollinari e montani, trasportando a valle circa 47 milioni di metri cubi di terreno franato (con una massa totale di 85 milioni di tonnellate); di cui si stima che circa il 20-30% sia finita dentro il reticolo fluviale (circa 17-25 milioni di tonnellate di terreno), su oltre 50 corsi d’acqua principali, dalla provincia di Reggio Emilia alla Romagna, più il reticolo idrografico minore, pedecollinare e montano. Si contano al momento quasi 60mila nuove frane che si sono attivate in seguito a questo evento. Di queste, 350 hanno grandi dimensioni (oltre un ettaro); quelle maggiori di 1.000 metri quadrati sono circa 10mila. Gran parte hanno riguardato terreni privati.

Per quanto riguarda i fiumi, nei casi più gravi l’acqua, che ha tracimato dagli alvei, ha fatto collassare gli argini, creando voragini; in altri contesti fluviali il danneggiamento ha interessato la parte interna o esterna degli argini, causandone un indebolimento e richiedendo comunque una serie di interventi. A tutto questo si è aggiunta la complessità del reticolo idrografico minore, con corsi d’acqua che hanno preso direzioni diverse da quelle originali, accumuli anomali di materiale, ostacoli al corretto deflusso dell’acqua e conseguenti danneggiamenti a infrastrutture e opere idrauliche.

“A fronte di un evento estremo, epocale, abbiamo iniziato subito a lavorare- sottolineano Stefano Bonaccini e Irene Priolo, rispettivamente presidente della Regione e vicepresidente con delega alla Protezione civile-, ingaggiando una vera e propria lotta contro il tempo, per mettere in sicurezza i territori colpiti e i rispettivi abitanti. Buona parte degli interventi di somma urgenza è stata completata, con lavori che si sono rivelati efficaci già la settimana scorsa, nella gestione e contenimento del nuovo, pesante evento di maltempo che ha drammaticamente colpito la Toscana”.

“Il nostro impegno continua con l’avvio di una nuova serie di cantieri, per rendere il territorio più sicuro. Contemporaneamente- proseguono presidente e vicepresidente- dobbiamo elaborare una visione nuova e un nuovo assetto complessivo del territorio, perchè l’evento di maggio ha completamente sconvolto quello precedente. Abbiamo già messo in campo una task force insieme all’Autorità di bacino, Aipo, all’Associazione nazionale delle bonifiche, ma anche con le Università di Parma, Padova, Modena-Reggio Emilia e il Politecnico di Milano, per studiare le conseguenze di questi eventi e le possibili azioni per il futuro. Perchè non c’è un attimo da perdere nella gestione dei cantieri più urgenti, ma non c’è neppure tempo da perdere per progettare il nuovo assetto. Il nostro impegno è massimo” concludono Bonaccini e Priolo.

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