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A Taormina vogliamo il lusso ma ci siamo abituati a questi marciapiedi penosi

TAORMINA – I genialoidi di casa nostra in queste ore a Taormina sentenzieranno che non conta niente l’aver rivisto la città piena come non accadeva da tempo e che d’estate saremo ancora orfani del lusso, non ci saranno i russi, non verranno qui gli oligarchi a fare shopping, mangiare ostriche e bere champagne. Ce ne faremo una ragione e proveremo ad andare avanti lo stesso perché a Taormina a via di sognare il lusso e inseguirlo, è diventato un’ossessione. Così il Corso Umberto si è trasformato in una passerella di negozi senz’anima e ha perso la sua identità e il 70% dei negozi sono saltati in aria, con gli imprenditori locali che si sono arresi e hanno consegnato le chiavi ai vari corsari di fuori.

Ma soprattutto ci siamo persi di vista le cose essenziali, dalle quali si deve partire e non si può prescindere. Un pò come quello che si mette il frac ma sotto indossa i calzini bucati, Taormina si è preoccupata di mostrare il suo volto chic nel Corso Umberto, consegnando le periferie e le frazioni al degrado e all’abbandono. Lo abbiamo detto e scritto a chiare lettere e ci siamo anche rotti i supersantos a via di evidenziarlo a quelli che sono, purtroppo, incapaci di fare le cose basilari. E “c’è la crisi”, e “non ci sono i soldi in bilancio” (e se ci sono però vengono sprecati), ed “è colpa di chi c’era prima”, “siamo in dissesto”: la litania del palazzo è questa e in un contesto fatto di “leccaculismi” conclamati poi ci si appiattisce a tal punto da far diventare quasi un peccato di lesa maestà il sottolineare ciò che non va.

Ci si è addirittura abituati a vedere i marciapiedi, come nel caso di Trappitello (nella foto) e Mazzeo (e non solo lì) ridotti al disastro, sporchi e dissestati, che rappresentano un pericolo per anziani, difficilmente utilizzabili dalle persone disabili. All’estero i marciapiedi puliti, ben fatti e tenuti altrettanto perfettamente. Qui è un disastro e chi se ne frega, va bene così e al massimo si fa un rattoppino una tantum. L’inciviltà di alcuni di noi è innegabile, ma non si può pensare che all’estero siano tutti dei marziani e che non ci siano anche lì le “pecore nere”: solo che la base di partenza è quella di strade pulite, marciapiedi in uno stato ottimale, una raccolta rifiuti che funziona e la capacità di sanzionare l’eventuale zozzone che sgarra. Qui dove vogliamo andare in una capitale del turismo che si è ridotta ad avere soli quattro vigili urbani in organico?

Votami e ti regalerò questi marciapiedi da Terzo Mondo è il mantra di tutti quelli che si susseguono da tempo ormai immemore alla guida del palazzo comunale. E la gente che si infervora con la tastiera tra le mani per minchiate sui social, in fondo ha accettato lo stato di cose del vivere con le buche per le strade e i marciapiedi dissestati. E’ un altro cliché da cambiare in fretta in una città che si è abituata alla precarietà e che se vuole migliorare e rilanciarsi deve pretendere, invece, la sistemazione – fatta a regola d’arte – di pezzi essenziali del territorio, per migliorare la vivibilità di oggi e per consegnare qualcosa di buono alle generazioni di domani.

Sognare le cose belle come il lusso sarà possibile ma non si può pretendere la luna quando la navicella viene tenuta come una barca che fa acqua e gli astronauti devono ancora comprendere che il mondo non finisce alle due estremità di Corso Umberto.

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