TAORMINA – Il lusso vuole un porto turistico a Taormina e riparte l’iter che era rimasto “congelato” da 15 anni a questa parte. Il tema che accende il dibattito nella Perla dello Ionio è quello del sì o no ad un porto nella baia di Villagonia. L’annuncio lo ha dato il sindaco Cateno De Luca e adesso la città si divide tra chi sostiene che per alzare il livello dell’offerta turistica sia necessario realizzare un marine e chi alza, invece, le barricate a difesa della baia di Villagonia. Nella terra di mezzo c’è, ovviamente, Giardini Naxos, che un porto in linea teorica ce l’avrebbe e ne fa da sempre un vessillo comprensoriale ma che, all’atto pratico, da mezzo secolo si perde in chiacchiere e beghe paesane (come d’altronde la vicina Taormina) e non è mai riuscita a riqualificare il molo di Capo Schisò.
“Il porticciolo è qualcosa che rende straordinaria ancora di più Taormina. Viene chiesto dai brand, che ne sanno più di noi su quelli che sono contesti turistici come Taormina dove oggi l’elemento di straordinarietà è rappresentato da una infrastruttura del genere. Quando e dove, questo ovviamente non sarà più una chiacchiera da bar. Quello che sinora, anche su questo argomento, ha contrassegnato sinora in maniera negativa la comunità di Taormina è la chiacchiera da bar sul porticciolo. Se noi pensiamo, come è stato in passato, che il porto sia uno strumento di speculazione – e su questo sfido chiunque a smentirmi -, allora è ovvio che non si farà mai. Se, invece, il porto lo fa intanto il Comune di Taormina, prendendo Un milione di euro e investendoci nel fare progetto, compatibile con le sue esigenza e la sua visione, tutelando l’interesse pubblico, perché no. Perché non dotare Taormina di questo strumento straordinario”. Questo l’annuncio dato il 1 dicembre scorso da De Luca in Consiglio comunale. Un colpo di scena al quale ha fatto seguito nelle ore successive pure il primo passo concreto, mosso dalla casa municipale con la previsione dell’apposita area dedicata nel Piano Utilizzo del Demanio Marittimo.
Al contempo è anche arrivata una mezza frenata strategica, con la correzione parziale d’intenti sulla tipologia di progetto che si intende realizzare: non esattamente un porto ma un approdo turistico, con tutte le differenze del caso. L’obiettivo sarebbe quello di un punto di ormeggio, a carattere stagionale.
Nel frattempo avanzano i big del lusso, che ormai a Taormina sono “di casa” e, sulle ceneri dell’imprenditoria locale che si è impiccata da sola, hanno preso in mano le redini dell’economia di questa città. Sono anche e soprattutto loro – come ha ammesso il sindaco -, che vogliono un porto (oppure l’approdo?) a Villagonia. Dettano la prospettiva, stanno investendo in questo territorio con l’idea di farne una capitale del turismo luxury e si aspettano che il Comune di Taormina adesso agisca di conseguenza perché la clientela alto spendente ha le sue esigenze. E i miliardari che d’estate fanno la gara nella baia a chi ce l’ha più lungo (lo yacht) sognano di attraccare qui.
Per certi versi Taormina su questa vicenda vive un paradosso che ribalta il quadro attuale, abbastanza consolidato, della situazione in città. Al palazzo c’è, infatti, un’Amministrazione che, al netto dei convenevoli di circostanza, se ne infischia di suggerimenti esterni e delle sinergie o delle valutazioni delle forze produttive, decide tutto motu proprio, poi a cose fatte – all’occorrenza, una tantum – avvia un confronto più formale che sostanziale. E basterebbe ricordarsi vicende come l’ordinanza estiva sulla raccolta rifiuti per capire la musica del “così è, se vi piace”.
Stavolta, invece, è il mondo del lusso a fare la coreografia e la politica a mettersi in pista per ballarla, al di là dei tecnicismi che poi evidentemente indirizzeranno le dinamiche di questo iter e confezioneranno il progetto e tutto l’ambaradan di contorno. D’altronde, in questa fase storica che è figlia del crollo dell’economia locale, il rilancio post-pandemia del turismo non l’ha portato la “cicogna”, la ripresa immediata l’ha guidata il Four Seasons con azioni efficaci come l’effetto clamoroso di “White Lotus” e al decollo hanno concorso fenomeni strategici come lo sbarco in grande stile di Bernard Arnault e la sua Lvmh, con gli altri marchi internazionali ora a ruota a seguirlo (e inseguirlo, a seconda dei punti di vista). E allora sono proprio i “signori” del lusso a tracciare la rotta da prendere per Taormina, con la politica che memorizza i desiderata dei giganti mondiali dell’accoglienza e dovrà attrezzarsi di conseguenza. “Il porto lo chiedono i brand che ne sanno più di noi su quelli che sono contesti turistici come Taormina“, ipse dixit cateniano, l’ha detto il sindaco. Più chiaro di così.
Si scrive porto, si legge approdo e si traduce in top brand. E, mentre gli ambientalisti preparano un altro Aventino taorminese e tornano ad arrembare a difesa della baia, chissà se il 2025 vedrà spuntare al cancello di Palazzo dei Giurati i primi gruppi già pronti a bussare a farsi avanti per realizzare l’opera. Aspettando Godot al molo di Capo Schisò, la telenovela è iniziata.