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Il dramma del 45enne di Taormina detenuto ad Alligator Alcatraz: “In 32 in una gabbia, fateci uscire”

TAORMINA – C’è apprensione per la sorte di Gaetano Cateno Mirabella Costa, il 45enne nato a Taormina che si trova in una prigione negli Stati Uniti, nel terribile Alligator-Alcatraz, attorno alle paludi dell’Everglades. L’uomo vive negli Stati Uniti da diversi anni ed è lì che il 3 gennaio scorso è stato arrestato nella Contea di Marion. Lo accusano – come riportato da TgCom24 – di possesso illegale di farmaci, un’aggressione e un presunto episodio di violenza contro un over 65.

Dopo la condanna, ha scontato sei mesi di carcere nelle strutture della contea fino al 7 maggio, data in cui è stato consegnato all’agenzia per l’immigrazione (ICE) per la procedura di espulsione. Il 9 luglio Mirabella Costa è stato trasferito ad Alligator Alcatraz, il temuto centro in cui vengono portati i migranti che risultano essere non in regola con i documenti per la permanenza nel territorio americano. Alligator-Alcatraz è stato costruito in una vecchia area aeroportuale della Florida ed è il simbolo della politica durissima, repressiva, del presidente Donald Trump nei confronti degli immigrati irregolari. Il 45enne di Taormina si trova ora in isolamento in un carcere di massima sicurezza.

Il legale di Mirabella Costa sta facendo il possibile per far valere i diritti dell’uomo e salvarlo dalla condizione disumana in cui si trova. Ha denunciato violazioni dei diritti umani e ha presentato appello contro il trattenimento prolungato ad Alligator-Alcatraz.

“Siamo letteralmente in gabbia, come in un pollaio. Fateci uscire da questo incubo”. E’ l’appello lanciato ai microfoni del Tg2 da Gaetano Mirabella Costa alle istituzioni italiane. “Non ho la possibilità di parlare con un avvocato e nemmeno con un giudice”, aggiunge il 45enne siciliano: “Siamo in 32 in una gabbia, i bagni sono aperti, tutti ti vedono”. La madre, Rosanna Mirabella Costa, ha riferito sempre al Tg2 un dettaglio ancora più sconcertante e inaccettabile e cioè che l’uomo era stato portato in udienza “con catene ai piedi e catene alle mani”.

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