I milionari sono davvero attratti dall’effetto White Lotus? E sino a che punto sono disposti a spingersi? A questi ed altri interrogativi prova a rispondere in un interessante approfondimento di Mark Faithfull per il portale specializzato Hospitality Investor. L’esperto analizza l’impatto sugli investitori della fortunata serie tv The White Lotus girata nel 2021 a Taormina. Una produzione che ha avuto un successo clamoroso e che ha anche lanciato l’Hotel San Domenico Palace, gestito da Four Seasons – dove hanno avuto luogo le riprese della serie – a conquistare il titolo mondiale di Best Hotel nel 2023 a Las Vegas, premio assegnato a Las Vegas nei Luminaries, Legends and Leaders Awards, durante la Virtuoso Travel Week.
“Siamo davvero al cospetto dell’effetto White Lotus?”, rimarca l’analisi che si sofferma nello specifico sul richiamo che la serie avrebbe esercitato non soltanto in termini di attrattività turistica ma anche agli occhi del variegato mondo dei milionari che ora vanno alla conquista dell’Italia e dell’Europa. “Mentre lo scorso anno gli investimenti in portafoglio hanno dominato il panorama degli investimenti alberghieri in Europa, l’attrattiva del settore ha visto gli high net worth individual (HNWI) e i family office sempre più attratti dal settore alberghiero, in particolare dal segmento degli hotel di lusso a livello globale”.
“Forse è il fascino dei resort di lusso in località esotiche evocato dalla serie, oltre alla clientela benestante della serie HBO, con più denaro che buon senso, ma la fuga verso la qualità, con una preferenza per hotel di lusso, ben posizionati, con un brand forte o esperienze uniche, è ciò che sembra guidare gli investimenti degli HNWI”.
“Secondo il recente The Wealth Report di Knight Frank, il settore immobiliare occupa una posizione di rilievo nei portafogli dei family office intervistati, con gli investimenti immobiliari diretti al terzo posto, dopo azioni e liquidità, e gli investimenti immobiliari indiretti al settimo posto. Le residenze di lusso e di marca al terzo posto e gli hotel al quarto sono state tra le classi di attività immobiliari più popolari”.
“L’approccio agli investimenti è misto. Molti family office hanno sempre più optato per la proprietà diretta degli hotel, anziché investire tramite fondi. Questo approccio consente maggiore controllo, efficienza fiscale e opportunità di allineare le risorse con gli interessi della famiglia, come l’ospitalità, la sostenibilità o l’estensione del marchio”.
“Molti altri family office – spiega Mark Faithfull – stanno collaborando con investitori istituzionali e di private equity per effettuare acquisizioni. Alla fine dello scorso anno, The Baupost Group, con sede a Boston, un gestore di investimenti che opera per conto di famiglie, fondazioni, enti di dotazione e altre istituzioni, ha collaborato con KKR per l’importante acquisto di un portafoglio di 33 hotel Marriott International in tutto il Regno Unito da una consociata interamente controllata dall’Abu Dhabi Investment Authority. Amante Capital, la piattaforma europea verticalmente integrata di KKR per l’ospitalità, è managing partner della joint venture e le proprietà hanno continuato a essere hotel premium a marchio Marriott”.
“Sebbene Savills preveda un calo degli investimenti in private equity nel 2025 a causa del minor numero di portafogli immessi sul mercato, ritiene che gli investitori privati, inclusi HNWI, proprietari-operatori e REIT non quotati, continueranno a dimostrare un forte interesse per gli hotel, dopo che i volumi tra questi gruppi hanno raggiunto i 5,45 miliardi di euro nel 2024, con un aumento del 18,1% su base annua e del 39,6% rispetto alla media decennale. Tuttavia, mentre i segmenti del lusso e delle boutique hanno prosperato, alcune parti del mercato alberghiero – in particolare gli immobili più datati e senza marchio nei mercati secondari – hanno continuato a essere in difficoltà. L’aumento dei tassi di interesse e la scadenza del debito hanno creato opportunità di acquisizione per gli HNWI ben capitalizzati, in quanto gli asset si trovano ad affrontare difficoltà di rifinanziamento. Gli HNWI in Nord America si sono mossi rapidamente per acquisire immobili in difficoltà a prezzi scontati, spesso con l’intenzione di rinnovarli o riposizionarli per una migliore aderenza al mercato”.
E sulla tendenza in atto in Europa: “Allo stesso modo, diverse operazioni europee sottolineano la propensione dei family office ad aumentare il loro coinvolgimento nel mercato alberghiero e l’attrattiva degli immobili a valore aggiunto e operativi. Lo scorso anno, la società di private equity berlinese Activum ha venduto l’Hampton by Hilton Barcelona Fira Gran Via, un hotel a tre stelle con 241 camere, a un family office britannico non reso noto per 50 milioni di euro. L’hotel, inaugurato nel 2021, è costato ad ASG 40 milioni di euro per lo sviluppo e ha un accordo di franchising con Hilton e un contratto di locazione operativa a lungo termine con l’operatore white label olandese Borealis Hotel Group”.
“Analogamente, la catena alberghiera delle Baleari BG Hotels ha venduto il Portinatx Beach Club Hotel, un hotel a quattro stelle con 243 camere, a Ibiza, a una famiglia spagnola non resa nota. La transazione da 60 milioni di euro per l’hotel all-inclusive si è conclusa nel quarto trimestre del 2023 e includeva piani di ristrutturazione volti a portare l’immobile a cinque stelle. A gennaio, l’hotel ha ottenuto un finanziamento governativo di circa 4,7 milioni di euro per i lavori“.
“Sempre in Spagna, Bancalé, la holding della famiglia Fabre Luengo, ha acquistato a luglio l’Hotel Rafael Atocha di Madrid, parte del portafoglio Reyal Urbis, per circa 80 milioni di euro. In Francia, Ginto Hotels Group e la famiglia Arnault hanno aggiunto l’Hôtel Pilgrim Paris – Quartier Latin al loro portafoglio. La boutique a quattro stelle, inaugurata alla fine del 2023, è situata nel V arrondissement di Parigi. Arnault aveva precedentemente perso contro Mohari Hospitality in un’offerta per l’Hotel Bauer di Venezia”.
Viene evidenziata, in particolare, la scalata del Gruppo Statuto, con gli investimenti compiuti da Giuseppe Statuto, l’immobiliarista proprietario a Taormina dal 2016 dell’Hotel San Domenico, dove – come detto – sono avvenute le riprese della seconda stagione di The White Lotus -. Statuto è diventato, a pieno titolo, una figura di riferimento dell’hotellerie internazionale a 5 stell. “Ha acquisito sei hotel di lusso in Europa dal 2013, per un valore complessivo di circa 1,2 miliardi di euro“, rimarca Hospitality Investor.
Statuto a Taormina ha ristrutturato il “San Domenico” e lo ha portato ai migliori fasti di sempre, affidando la gestione della struttura ad un top player mondiale dell’hospitality come Four Seasons. La straordinaria stagione di rilancio del San Domenico è diventata, di riflesso, un elemento propulsivo e una presenza trainante anche per l’intero settore dell’hotellerie taorminese e per l’economia della città, contribuendo in termini sensibili al boom di una rinomata destinazione turistica dove il mercato americano si è consacrato ormai come il primo in assoluto, davanti a tutti gli altri.
Nel frattempo Statuto non si è fermato qui. Il Gruppo Statuto oggi possiede diverse strutture di lusso in Italia e all’estero e può vantare un ricco portfolio che ha ormai consacrato la holding tra i giganti dell’hospitality su scala globale: il Mandarin Oriental Paris, il Six Senses Rome, il Six Senses London, il Danieli Venice, le Ginestre di Arzachena (Porto Cervo) che sarà gestito dal Mandarin Oriental dal 2026, il Mandarin Oriental Milan, il Four Seasons Hotel Milan, l’Edition Rome, il Rosewood Milan, Six Senses Milan e Como, e ovviamente c’è il San Domenico Palace Taormina un Four Seasons Hotel.
“Sembra che la combinazione di investitori globali e consulenti finanziari con HNWI e family office – rileva in conclusione Hospitality Investor – giocherà un ruolo sempre più importante nel panorama degli investimenti nei prossimi anni, in un colpo di scena degno quasi di una miniserie della HBO”.