Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli aveva fatto creando» (2,2-3). La logica c’è: dopo la fatica, viene il giusto riposo. Un diritto anche per Dio stesso. Ma la storia può cambiare.
Sotto il cielo di Taormina, la sera del 7 giugno 2025, nella solita seduta al cloroformio di Consiglio comunale, un sussulto di biblica valenza ribalta la trama e racconta quello che potrebbe essere stato il seguito al Creato. La Genesi pare abbia portato a una nuova scansione del tempo, diluita tra i giorni delle origini e le epoche dei comuni mortali. E questo è il tempo dei salvatori. Pare ci sia stata, insomma, la volontà da parte del Signore di non lasciare nulla al caso, pure nella destinazione geografica dei comuni mortali e per questo avrebbe mandato uomini valorosi in determinati luoghi, per cambiarne il corso dei destini.
Si va oltre la narrazione dei Sette giorni. E dall’Ottavo giorno in poi accaddero altre cose e ci fu il dissesto a Taormina. Così, nella crisi profonda della precettistica amministrativa in terra tauromenita, gli indigeni lasciarono macerie. E per ricostruire dalle rovine dei Giurati, sarebbe stato inviato un missionario con il compito di salvare la Perla dello Ionio: Cateno Roberto De Luca, da Fiumedinisi.
Una missione complicata quella nella Valle dei taorminesi, in un lembo di paradiso bello e fertile ma da catechizzare tra evasori cronici, impavidi zozzoni e pure i brand troppo spavaldi, Tutti da mettere in riga, con fare impertinente, tra blitz e scatenamenti vari, sapendo che qui si può fidare e affidare soltanto ai fedelissimi, perché c’è bisogno di specialisti. Un percorso faticoso di resurrezione che non a caso il 31 luglio 2023 ha preso il nome di “Salva Taormina”.
Tutte le fasi della Creazione e della successiva Missione, in ogni sua cosa ha avuto dinamiche che meriterebbero ben altri e più lunghi approfondimenti. Lasciamo ovviamente ad altri più edotti in materia la complessità del racconto ed il paradigma delle interpretazioni. Rispetto a una possibile rivisitazione e/o integrazione del testo della Genesi, tuttavia, su Taormina in breve sintesi qualche curioso dilemma sovviene.
Il Creatore ha inviato a Taormina soltanto il missionario De Luca per fare il sindaco oppure il disegno salvifico, già in purezza, comprendeva lo sdoppiamento simbiotico con la figura di un “sindaco ombra”? In tal caso anche Massimo Brocato sarebbe da considerarsi, a tutti gli effetti, un missionario al capezzale di Taormina. D’altronde un indizio lo ha dato De Luca quando ha raccontato la “conversione francescana” dell’ingegnere.
Qui di “una missione” si tratta. Così ha parlato De Luca e dalla sua visione (strategica) se ne deduce anche un altro passaggio chiave che forse rimodella ancora di più la narrazione dei tempi. Dalle origini alle vicende contemporanee.
Anche l’espressione “crescete, moltiplicatevi e riempite la terra”, comando biblico, presente nel libro della Genesi, rivolto ad Adamo ed Eva dopo la creazione, avrebbe contemplato una successiva riscrittura di deluchiana natura: “Partecipate e moltiplicatevi”. E allora dopo le acque del Mar Rosso vennero separati in riva allo Stretto anche i palazzi. Gli uffici municipali e le aziende speciali.
Il disegno salvifico, soprattutto nel capitolo dell’approdo del missionario a Taormina e del suo sbarco a Spisone, forse, al netto delle somma potenza del Creatore, lo si ricordava un tantino diverso. Si sa che la realtà terrena ha una trama che può cambiare, calibrata sui momenti e sulle opportunità.
In tutta questa rivisitazione dove – col dovuto rispetto (evidenziamolo col disegnino) – si mischia ovviamente il sacro al profano, al confine tra la forte coloritura liturgica e una fantasiosa parabola politica, una cosa è certa: la capacità del Creatore sta nel rivelare quale sia la garanzia che il caos non riprenda il sopravvento. Ci sono gli arcani biblici, come sui citati aspetti come la doppia fascia ed il “partecipate e moltiplicatevi”, e poi una certezza: nel Giardino di Eden non c’era la giostra. Di questa nelle sacre scritture non vi è alcuna traccia. Si può sbagliare, ovviamente.
Così, dal dissesto alla giostra, la missione prosegue. La strada è lunga. Il giudizio lo darà la storia, che è sempre arbitro di tutto. E questo vale per tutti. Per le Santificazioni, intanto, c’è tempo. Parafrasando anzi il libro biblico del Qoelet: “C’è un tempo per fare e un tempo per astenersi dal fare (troppo)” (3,1-11). Forse si potrebbe cominciare.