La contesa sul PUDM (Piano Utilizzo del Demanio Marittimo) conferma in termini tanto chiari quanto impietosi il tema dominante delle dinamiche della Città di Taormina, dove la filiera produttiva manda avanti l’economia e il turismo del territorio e la politica non si rassegna all’idea di rappresentare un elemento marginale e prova invece ad incunearsi e a prendersi una scena che non gli appartiene. Come? Creando problemi anziché contribuire a risolvere le criticità. Chi amministra non supporta quelli che investono, semmai si mette in mezzo per zavorrarli e per di più si lancia in una “prova muscolare” che – repetita iuvant – non serve a niente e a nessuno. Logica e buon senso vorrebbero confronto e collaborazione, invece si va allo scontro, e non è il primo né sarà l’ultimo. E’ un déjà-vu in pura salsa paesana.
Il polverone sul Piano Spiagge – chiamiamolo così senza l’acronimo PUDM che sembra il nome di un sottaceto – ricalca il tema dominante di questa stagione politica a Taormina, dove il sindaco Cateno De Luca può fare e disfare indisturbato tutto e il contrario di tutto, si lancia nel braccio di ferro, carica i cannoni e li fa ruggire di gran carriera in oxfordiana modalità “a cu pigghiu pigghiu”. Attorno a lui massimo silenzio, in un clima da libro cuore gli battono le mani e lo esortano anzi ad andare avanti, perché il capintesta ha ragione e non si discute. Si adora sempre e non si contraddice mai. E se qualcuno si azzarda a muovere in modo scoordinato un millimetro di mascella viene cacciato in 10 secondi per alto tradimento. E d’altronde il PUDM è un piano che – analogamente ad altre delibere – è stato approvato da Giunta e Consiglio comunale senza colpo ferire. Via con il voto, alzata di mano “a mosca cieca“, muti e pipa. Chi se ne frega se la deliberazione assomiglia a un pasticcio e può innescare una valanga di osservazioni e rischia di finire al Tar con l’impugnazione dei privati.
Ah già quei privati brutti, cattivi, minacciosi e che si permettono di contestare un provvedimento che gli somministra una “retro-cecata”. Gli operatori economici di Taormina, “zozzoni” ed “evasori”, si permettono pure di lamentarsi. Qui ci vuole lo sceriffo, chiamate pure Gringo e John Wayne, i Sioux e gli Apache. Peccato che poi, al netto di ogni cocktail di saliva, albergatori, balneari, stabilimenti vari e grandi gruppi siano un bel pezzo della filiera che manda avanti il turismo della Città di Taormina. Loro mettono le mani in tasca e investono risorse e accolgono i turisti. Altri, spesso e volentieri, li fanno scappare perché la priorità è la giostra. Va veloce che è uno spettacolo. Salite tutti, anzi è per pochi. E’ gratis, ah no.
Si diceva nelle scorse ore dell’esempio illuminante di una scena. Ve li immaginate quelli che “sbarcano” a Taormina senza spendere un euro da queste parti e se ne vanno a banchettare con la pasta al forno e la carne arrosto posizionandosi, secondo le nuove disposizioni del Pudm, accanto al lido di lusso. Si metteranno lì e sarà trionfo delle spiagge libere. Libertà, libertà, come un vecchio slogan di una campagna elettorale per le Europee. Brindiamo, riecco le spiagge per i taorminesi. Ma quali taorminesi? Quelli che arriveranno con la carbonella e la tenda dall’Etneo?
Altro esempio calzante che anche un bambino di due anni potrebbe comprendere con estrema semplicità: immaginatevi Mazzarò e Isola Bella che grazie al nuovo Pudm potranno offrire spiagge libere. Bello, meraviglioso. Quasi quasi c’è da convincersi. Però poi c’è un altro fatto: la zona attorno a queste spiagge non offre mezzo parcheggio che sia mezzo. Immaginiamo anche qui una bella invasione di avventori di fuori zona che prendono d’assalto la SS114 dove già non si può muovere un passo e non c’è un posto auto. Ah già, col nuovo piano parcheggi, potranno parcheggiare a Piedimonte e arrivare in autobus. Menomale che il Siru c’è. Mannaggia anche questa proposta è stata cassata dall’Assemblea Regionale. Vabbè, dai, potranno parcheggiare a Villagonia e Letojanni e farsi un po’ di coda con il bus Asm.
Insomma, anziché semplificare le cose si imbocca la via tortuosa del rimescolare le carte per complicarsi la vita. Una specialità della casa. Il punto di equilibrio? Non può esistere perché bisogna andare allo scontro. La politica qualcosa di buono, quando vuole, la fa, va detto, perché poi, al di là dei costi del servizio, va sottolineata e apprezzata la capacità di rendere la città più pulita. Ed è cosa buona e giusta pure la pulizia delle spiagge e ci mettiamo pure la bandiera blu che fa scena agli occhi del visitatore. Ma se poi si esonda e ci si convince che il turismo non vada accompagnato ma frustato, allora è un’altra storia.
La linea che va in scena in questa fase è quella di un copione consolidato in cui chi non la pensa come chi amministra viene bollato come il “nemico”. E fino ad un certo punto la narrazione è pure divertente, perché è un po’ come le storyline del wrestling in cui ci sono i personaggi “face” e quelli “heel”, i buoni e i cattivi, che dopo un certo periodo possono pure turnare e cambiare ruolo. A seconda dell’utilità del copione, ovviamente. Avete presente quando ad esempio qualcuno attacca un avversario per un paio d’anni bollandolo come “ologramma” e poi un giorno si ravvede e lo definisce “padre nobile”? O magari un sabato puoi pranzare con una maison e poi la domenica mattina parti all’attacco dei giganti del lusso. Così è nelle storyline. Può accadere tutto e il contrario di tutto.
Ma in definitiva tutto questo trambusto cosa può portare di buono alla città? Già detto a lettere cubitali. Niente. Che facciamo? Vogliamo stangare le grandi aziende, le prendiamo a colpi di tasse e multe? Verifichiamo se pagano i suoli pubblici, gli rifiliamo pure l’onere di un bel sottosuolo a peso d’oro? Massacriamoli e mettiamoli in riga. Meglio ancora li facciamo facciamo scappare? Bene. Facciamogli vedere chi comanda qui. Loro se ne faranno una ragione e con un bel sorriso disinvolto saluteranno infischiandosene di noi. Alla politica locale poi andrà, invece, un bel premio di prestigio e arriverà qui Aleksander Ceferin a consegnare la Uefa Champions League – Taormina 2025- Masochisti dell’anno. Campioni nel farsi del male da soli. Via con i festeggiamenti. Taormina è salva, Taormina non si svende.
E allora cominciamo ad accendere il lume della ragione. Gira e rigira siamo all’eterno vulnus di Taormina, uno dei posti più belli del mondo, dove però ad accompagnare quella bellezza ci sono tante chiacchiere e poco buon senso, la tentazione di far prevalere il protagonismo di quartiere all’opportunità di dialogare, guardarsi in faccia e risolvere in 10 minuti i problemi, nell’interesse di tutti. Va in scena la solita gara paesana a chi ce l’ha più lungo: ma in questa pseudo-contrapposizione forzata tra la politica locale e i grandi gruppi c’è davvero bisogno di riflettere tre secondi per capire, forse, chi conta di più ma soprattutto chi ha il ruolo più importante per l’economia del territorio? Ognuno faccia il suo. La via maestra è frenare gli ardori dialettici e parlarsi, non esaltarsi con i monologhi a briglie sciolte. Si può e si deve alzare il livello, non scadere nella bolgia del baccano borgataro. Siamo a Taormina, non alla corrida. E nemmeno al teatrino delle Suore Orsoline.