TAORMINA – L’imposta di soggiorno a Taormina è in vigore dal 1 gennaio 2013 e da allora sono passati 12 anni e le Amministrazioni di turno hanno puntualmente considerato il balzello turistico un bancomat da portare a spasso al lunapark del governo paesano. Si è sempre fatto di tutto, tranne che un impiego in linea con le previsioni istitutive, concernenti la promozione e valorizzazione del territorio e dunque per finalità realmente connesse al turismo. La tassa di soggiorno per molto tempo è servita a sistemare, in buona sostanza, i bilanci del Comune ed è pure servita per coprire, ad esempio, una parte dei costi della raccolta rifiuti. La musica non è mai cambiata e l’ennesima conferma, anzi la ciliegina sulla torta, è arrivata adesso con il provvedimento con il quale il Comune di Taormina destinerà ad una costituenda fondazione (“Fondazione Taormina”) – la cui nascita è stata votata dal Consiglio comunale – il 25% degli introiti dell’imposta di soggiorno. Ad accompagnare il tutto una previsione di 1,2 milioni per l’annualità 2026. Ovviamente, in linea con il mood della legislatura, la Giunta decide e il Consiglio comunale fa di conseguenza. Il sindaco Cateno De Luca dispone, il Civico consesso alza la mano. E buonanotte ai suonatori.
La furbacchionata che fa rima con “paraculata” è che, evidentemente, sul piano formale si prospettano iniziative (culturali) attinenti all’ambito, anche perché da queste parti ormai è stato sdoganato il concetto bizzarro che qualsiasi evento porta – in automatico – turisti, anche se organizzi la bancarella del torrone. Quindi tutto è calzante con il mondo variegato del turismo di Taormina.
Poi nei fatti la storia racconterà altro e ovviamente l’interpretazione del copione passerà per la solita processione di portatori claudicanti di scienza infusa che caleranno dalle montagne alla volta di Taormina per portare acqua al mulino della casa madre. Ma è il segno dei tempi, una dimostrazione plastica e perfetta di come vanno le cose. D’altronde, in altre stagioni politiche in Consiglio comunale sarebbero volate sedie e tavoli, e probabilmente una proposta come quella di destinare il 25% dell’imposta di soggiorno a una fondazione sarebbe stata stracciata in 20 secondi, giusto il tempo – con rispetto ma con fermezza – di alzarsi, prendere copia della delibera e far sentire al proponente il dolce rumore dello sciacquone dei Wc accanto all’aula consiliare.
Oggi il Civico consesso taorminese si è ridotto ad una assise piatta e devota, ideale rifugio mistico per chi ha bisogno di rilassarsi e desidera concedersi sereni momenti al cloroformio. Un’assemblea che in teoria decide ma in pratica si limita a ratificare, una sorta di estensione dell’Ufficio Protocollo. Al posto del timbro c’è l’alzata di mano. E non occorre ribadire che non esiste nessuna opposizione: quella attuale, dentro come fuori dal palazzo municipale, non va da nessuna parte ed è già condannata a farsi altri 10 anni di minoranza.
Ad ogni modo, sull’impiego dell’imposta di soggiorno nel 2015 c’era stato un esposto degli albergatori alla Corte dei Conti, che per tutta risposta aveva invitato il Comune di Taormina a smetterla di “giocare” con queste risorse. Ma in Italia la Corte dei Conti non fa impressione e, tra l’altro, i numeri sono assai più significativi di quelli del tempo che fu. Nel 2024 a Taormina si è registrato un introito per le casse di Palazzo dei Giurati che sfiora i 5 milioni ed è stato, esattamente, pari a 4 milioni e 692 mila euro. Nel 2023 l’incasso era stato di 3 milioni e 900 mila euro, mentre nel 2022 erano stati incassati dal Comune 2 milioni 800 mila euro. Le tariffe dell’imposta di soggiorno, ricordiamo, sono state rivisitate e aumentate – con relativa deliberazione di Consiglio comunale – dal 1 settembre 2023 con l’applicazione di 50 centesimi in più per le strutture a 4 stelle, mentre l’extralberghiero ha visto un aumento della tariffa da 1 a 3 euro. E in questo momento si è alzato a livello nazionale il pressing da parte di alcune località turistiche che vorrebbero convincere il governo Meloni a rivedere l’attuale tetto massimo obbligatorio delle 5 euro a notte e portarlo facoltativamente a quota 10 euro. Un modo, insomma, per consentire agli enti locali di avere le mani libere per applicare un aumento, che nel caso di Taormina metterebbe nel mirino gli hotel 5 stelle e ingrasserebbe di parecchio l’introito attuale sull’imposta di soggiorno.
Non è difficile immaginare che i quasi 5 milioni del 2024 potrebbero aumentare e mettere in circolo altre risorse per rendere Taormina più bella e festeggiare tutti insieme appassionatamente le stagioni della vita. Solstizi, equinozi, dai mari ai monti, e chi più ne ha più ne metta. Si potranno vedere “fiumi” di gente che arriveranno da ogni parte a Taormina per fare l’amore, piuttosto che carovane di avventori a fare i trenini nelle piazze. In fondo, ha ragione da vendere chi ha coniato il detto che “Taormina è un teatro a cielo aperto 12 mesi l’anno“, perché tale – al di là delle differenze dei tempi e dei personaggi – i suoi “commedianti” di turno l’hanno resa. Chi nel bene e chi nel male, ognuno poi la vedrà come vuole. Intanto la giostra gira veloce. Musica maestro, e gli altri ad accompagnare i taralli.