TAORMINA – I campanelli d’allarme sulla non volontà della politica che conta di confermare il Centro di Cardiochirurgia a Taormina sono tanti e partono da lontano. Le avvisaglie sono state lampanti da un decennio a questa parte e soltanto gli amministratori del territorio, non le hanno viste o forse non le hanno capite. Tutti e nessuno escluso, sinora si sono illusi di percepire il profumo di una svolta anziché annusare l’odore della chiusura. Perché intanto arriverà una proroga, poi valuteranno, decideranno e lo salveranno.
L’episodio forse più eloquente, certamente il più clamoroso, risale al 2016 e rende l’idea di quanta voglia ci sia di (non) confermare il Centro di Cardiochirurgia Pediatrica a Taormina. Nelle stesse ore in cui riparte la solita stornellata di tutti quelli che fanno le solite dichiarazioni e appelli alla patria, in modalità “armiamoci e partite”, vi vogliamo raccontare (o ricordare, per i più attenti) quello che accadde il 24 luglio 2016.
L’allora Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, giunse in una domenica d’estate all’ospedale San Vincenzo di Taormina per visitare il Ccpm. Lorenzin si è recata personalmente a constatare lo stato dei fatti, ci ha messo la faccia, con il cuore e con la volontà sincera di vederci chiaro. L’unica che è andata personalmente a vedere e toccare con mano questa realtà di eccellenza. Noi in quella visita eravamo presenti e ovviamente non mancava il solito codazzo di burocrati e politici al seguito. Tutti alla ricerca della foto ricordo, vabbè si sa che un ministro è sempre un ministro.
“Pensavo che Taormina avesse un ospedale di periferia e invece ho visto davvero una bellissima realtà”, disse Lorenzin che si mostrò piacevolmente sorpresa di ciò che aveva visto e che non nascose nemmeno la sua commozione, le lacrime nel vedere i bambini ricoverati al Ccpm. Durante quella visita in Cardiochirurgia Pediatrica, durata circa un’ora, accadde tuttavia l’incredibile.
Lorezin voleva che le venisse chiarita una cosa molto importante che non l’aveva convinta. Voleva capire come fosse possibile che il Centro avesse pochissimi pazienti, troppo pochi per rimanere aperti. Una considerazione che suscitò le perplessità dei presenti e soprattutto dei medici del Ccpm che in questo reparto, ogni anno, curano tanti bambini e salvano numerose vite. Ma quella strana affermazione non era colpa di Beatrice Lorenzin. A Roma, il Ministro aveva ricevuto un report nel quale gli veniva comunicato che nel 2015 c’erano stati soltanto 3 pazienti dimessi al Ccpm Taormina.
Insomma, stando a quel dato il Ccpm era un bel centro, vuoto e senza pazienti. Tre pazienti dimessi in un anno a fronte del vero dato, in quell’anno, di 560 casi documentati dall’Asp e dai medici della Cardiochirurgia Pediatrica. Una discrepanza abissale che spinse i medici stessi, a partire dal primario, dott. Sasha Agati (insieme all’allora direttore sanitario dell’ospedale, Paolo Cardia) a fornire in quel momento stesso al Ministro le carte che attestavano la situazione reale. Un chiarimento che Lorenzin accolse con stupore e un certo sconcerto, perché è chiaro che gli errori ci possono sempre stare. Ma una cosa è se ti comunicano che un centro ha 3 pazienti dimessi in 12 mesi, un’altra storia è se i pazienti dimessi sono 560. Come dire, che se non ci fosse stato quel sopralluogo del Ministro, il Ccpm, sulla base del report “farlocco” allora pervenuto a Roma, non avrebbe avuto più giustificazione di vivere già nel 2016.
Una vicenda emblematica, che suscitò il disappunto della Lorenzin a tal punto da spingerla a chiedere all’Asp l’invio immediato di una scheda tecnica con i dati esatti, quelli cioè che aveva avuto modo di vedere personalmente quella domenica mattina a Taormina. Parliamo di procedure, ricordiamo, secondo cui i pazienti, in sostanza, entrano in sala operatoria, per poi passare in terapia intensiva e successivamente in degenza, da dove vengono poi dimessi.
Insomma, due documentazioni diverse e diametralmente opposte, due report distanti anni luce, uno dei quali per via di qualche “manina” distratta (diciamola bonariamente così) era finito al Ministero rappresentando il mesto scenario di un ospedale di “campagna” da sbaraccare in fretta perché privo di un bacino di utenza. Un quadro “farlocco” della realtà, cosi povero e surreale nei confronti della vera attività quotidiana di una struttura come quella presente a Taormina, da mortificarla e offenderla.
Un errore di trascrizione, un refuso di battitura dei numeretti, si è detto in seguito su quella vicenda. Tutto risolto, tutto chiarito. Che sarà mai se al Ministero della Salute qualche “manina” aveva trasmesso un report in cui si attestavano 3 pazienti dimessi anziché 560. Fu una piccola e normalissima svista, perché tutti vogliono la conferma del Ccpm a Taormina e non ci sono mai stati sgambetti per chiuderlo né per portarsi via il centro in altre città della Sicilia…
“Lo salveremo”, ho parlato con Tizio, interverrà Caio”, tornano a promettere e rassicurare dalle nostre parti, pigiando sul tasto rewind, i protagonisti territoriali della vicenda. E tutti, evidentemente, speriamo che ci sia il lieto fine. Ma le premesse non sembrano essere ideali per invertire la rotta. Un reparto non si salva con l’ennesima crociata delle chiacchiere e un altro carico di sortite estemporanee con dichiarazioni in carta carbone, un paio di selfie e le sfilate paesane. I primi a spianare la strada all’incombente chiusura di questo centro si nascondono tra le fila dei “salvatori della patria”. Prima si avrà il coraggio e la lucidità di capire lo scenario e meglio è. Intanto il tempo scorre inesorabile, il dado è (quasi) tratto e i chiodi nella bara sono pronti per l’estrema unzione in arrivo da Roma.