TAORMINA – Marco Muller non le manda a dire e dopo l’intervista rilasciata a “La Sicilia” arrivano altre dichiarazioni, stavolta pubblicate dal giornale online “Vivi Roma”, del direttore artistico del Taormina Film Fest che non fa mistero del suo disappunto per come sono andate le cose nella sua esperienza alla rassegna cinematografica di Taormina, la cui 70esima edizione è andata in scena dal 12 al 19 luglio scorso.
Ad aver intervistato Muller, a consuntivo del festival, è la giornalista Carmela Ieni (CLICCA QUI E LEGGI L’ARTICOLO) e nel suo pezzo per “ViviRoma.it” si legge così: “…Si chiude così il festival siciliano con una valutazione negativa del direttore artistico Marco Muller che ha lamentato la disorganizzazione e, soprattutto, l’impossibilità di rispettare la scaletta del programma perché gli ospiti, ultimo Giuseppe Tornatore incolonnato in autostrada come accade regolarmente ai siciliani vittime della cattiva gestione dei lavori autostradali, non arrivano in orario per l’impraticabilità dell’autostrada siciliana, i ritardi aerei e ferroviari. Alla nostra domanda sulla sua esperienza siciliana rispetto alle sue precedenti nella direzione del festival di Roma e di Venezia, Marco Muller ha risposto, infatti, che questa di Taormina è stata la peggiore esperienza e non accetterà di ritornare, qualora gli fosse riproposto, se non sarà sicuro che la Regione Sicilia renderà possibile lo svolgimento di un evento così importante superando gli annosi problemi. Chi vuol intendere, intenda….La Sicilia non ne esce bene. Al Festival era presente la stampa nazionale e internazionale: la polvere sotto il tappeto, che viene nascosta in casa, è stata scoperta dal mondo. Nessuno dei giornalisti presenti lo scriverà, ma noi di Vivi Roma abbiamo posto anche le domande che nessuno osa fare nella speranza di sollecitare un drastico cambiamento per il bene di questa splendida isola…”.
La strigliata di Muller è una secchiata d’acqua gelida che arriva, tra l’altro, in un’edizione particolare del festival del cinema, in cui si era pure registrata una curiosa tregua “romantica” improvvisa (e di circostanza?) tra i vertici della Regione Siciliana e l’Amministrazione comunale di Taormina. Si sono viste strette di mano, sorrisi e abbracci, annunci di collaborazione e scene quasi da libro cuore. Poi se il Comune di Taormina nel 2023 (un anno fa, non dieci anni fa) è uscito dalla Fondazione Taormina Arte, se ne sono dette di ogni e sono pure finiti in tribunale (vedi Casa del Cinema), sono solo dettagli e quisquilie. Selfiamoci tutti insieme appassionatamente, vogliamoci bene e scordiamoci il passato.
Muller invece non fa giri di parole. Va dritto al cuore dei problemi. Non lo “beatifichiamo”, anche perché in verità non abbiamo neanche il piacere di conoscerlo, ma lo inseriamo di diritto tra i pochi artisti arrivati in questi anni a Taormina che hanno avuto il coraggio di esternare con chiarezza l’auspicio di poter lavorare in condizioni adeguate, senza adeguarsi a capo chino al mantra palermitano e taorminese del “qui funziona così”. Taormina, in fondo, è uno di quei posti dove raramente viene apprezzata la franchezza, non ti dicono “grazie”, va assai più di moda il “prego” e una critica diventa fatto personale.
Muller ha un curriculum di tutto rispetto, è un professionista che si è sottratto con una certa autorevolezza al cliché dei vari “yes man” e forse ha deluso chi pensava che sarebbe arrivato a Taormina per fare il direttore d’artistico di “scuderia”. Ha rappresentato le lacune e le criticità, con garbo e spirito costruttivo.
Il critico cinematografico e produttore cinematografico, a quanto pare, non ha seguito le orme di tanti altri colleghi che nei suoi panni avrebbero (anzi hanno) preferito far finta di non vedere le difficoltà al solo fine di “blindare” la conferma della loro posizione. Chissà quale sarà la reazione della politica alle parole di Muller. A Taormina, anno dopo anno, ogni festival e quindi non solo quello del cinema è diventato il format consolidato di una passerella per politici e burocrati, un prodotto da valorizzare sul piano politico assai più che da costruire nei suoi aspetti culturali e artistici sino anche alle possibile ricadute economiche e sul turismo. Tutto legittimo, anche perché chi ci mette i soldi ha sempre ragione, ma altrove è così? A Roma e Venezia no.
Va da sé che poi anche una 70esima edizione del Tao Film Fest è diventata l’ennesima occasione sprecata. Un ottimo cast, ospiti di indiscutibile caratura, a partire dalla splendida diva Sharon Stone ad altri, non è bastato a invertire la tendenza e a cambiare la storia di un festival che così non ha nessuna chance di rilanciarsi. E non ne avrà neanche nei prossimi anni.
La gente vede e comprende, si fa un’idea che va ben al di là delle cronache “amiche” di un paio di adulatori della comunicazione, che ogni anno sbarcano a Taormina di gran carriera per una settimana di vacanza-lavoro e tra una partnership e un’ospitata, un aperitivo e una cena di gala, versano poi fiumi di inchiostro sviolinato per raccontarci che è stato tutto fantastico, bellissimo e meraviglioso.
La politica continua a “giochicchiare” e così si infrange puntualmente contro il muro inesorabile della realtà. Alziamo un calice e brindiamo alle stelle. Onore a Muller.