Il segretario dei Verdi, Angelo Bonelli, rilancia l’allarme sul futuro dell’Ilva. “Sono passati 11 anni da quando, il 26 luglio 2012, gli impianti dell’Ilva furono sequestrati perché, secondo il giudice per le indagini preliminari, producevano “malattia e morte”. Oggi, ci troviamo di fronte a una prospettiva agghiacciante: mentre, solo pochi giorni fa, il Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri è intervenuto all’interno dello stabilimento a causa dei livelli estremamente elevati di benzene”.
“La dichiarazione del presidente del CdA di Acciaierie d’Italia Franco Bernabè – prosegue Bonelli – ha riacceso l’allarme: ci vorranno 10 anni per completare il programma di decarbonizzazione. Un periodo che, sommato agli anni già passati, costringe Taranto a 21 anni di sofferenza sotto l’ombra dell’inquinamento. Altri 10 anni di inquinamento per le cittadine e cittadini di Taranto”.
“Ma non è tutto. Bernabè ha dichiarato che, se non verranno stanziati 2,5 miliardi di euro, Ilva chiuderà. Contestualmente, apprendiamo dell’esistenza di un accordo preliminare, attualmente gestito dal ministro Fitto, relativo a un piano di decarbonizzazione che costerebbe 4,6 miliardi di euro di cui 2,3 miliardi sarebbero a carico della parte pubblica e inclusi nel RePowerEU. Eppure Arcelor Mittal detiene il 68% delle quote, mentre Acciaierie d’Italia – quindi lo Stato – ne ha il 32%. Come al solito, Arcelor Mittal socializza i profitti, lasciando allo Stato italiano l’onere di fornire le risorse necessarie”.
“A rimetterci sono i tarantini e le tarantine, i lavoratori e le lavoratrici dell’Ilva, la cui salute è minacciata e il cui futuro è incerto. Perciò chiediamo un’informativa urgente al governo e una Valutazione d’Impatto Sanitario, che non può davvero più aspettare”.